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Baguette alla Segale con Biga Classica
(22/01/2015) |
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Dopo le buone prove date con le Batard Semintegrali, la Biga Classica sembra aver superato le difficoltà che avevo avuto nel passato per effettuare una ragionevole idratazione finale, e non sto parlando di idratazioni estreme, solo che prima non riuscivo a gestirle e ora sì. Il ruolo fondamentale per questo risultato lo gioca sicuramente l'autolisi prolungata delle farine dell'impasto finale, che rende l'assorbimento totale molto facile e l'incordatura piuttosto rapida, senza nemmeno troppi problemi di riscaldamento dell'impasto. Ho allora voluto provare la stessa tecnica per la mia panificazione standard delle Baguette alla Segale, anche se ora uso una versione semplicemente scalata all'80% di tutta la ricetta ma con un'idratazione ridotta al 70%, che mi evita un possibile rilassamento dell'impasto finale, per ottenere delle baguette di dimensioni più adatte alla mia pietra refrattaria. Non ho mai pubblicizzato questo ritocco, per non aggiungere ulteriori piccole variazioni ad un ricettario che sta diventando ormai troppo grosso. Anche con idratazione al 75%, che comporta qualche lavoro in più in fase di impasto, le baguette vengono benissimo, e forse con un'autolisi più spinta, come quella che sto facendo ora, anche il livello di idratazione del 75% sarebbe più facile da gestire. Magari ci proverò, ma questa volta mi sono mantenuto al 70% che uso normalmente. 160 gr di farina Manitoba Bongiovanni Impasto con la foglia fino a raccogliere tutta la farina e metto in una ciotola chiusa
Lascio a temperatura ambiente per 20 ore, quando è diventata così
L'impasto finale è così composto: La Biga Impasto velocemente tutta la farina con 158 gr di acqua e lascio nella ciotola dell'impastatrice coperta da un panno per circa un'ora, poi per altre due ore in frigo. Un'ora prima di estrarre dal frigo la farina in autolisi sciolgo il lievito, il malto e la lecitina nei 50 gr di acqua rimanenti e metto anche questa in frigo.
Alla farina in autolisi aggiungo l'acqua con lievito, malto e lecitina, poi anche la biga a pezzi
Impasto con la foglia per un paio di minuti, fino ad amalgamare il tutto. Poi con il gancio per 5 minuti a velocità 2, quando tutto è avvolto sul gancio stesso. Aggiungo il sale e continuo ad impastare a velocità 2 per 5 minuti. Porto sul marmo infarinato e faccio una serie di pieghe per poi formare a pagnotta e mettere in ciotola chiusa
metto in ciotola chiusa e lascio lievitare per 20 minuti, dopo di che effettuo una doppia piega a tre
Rimetto in ciotola e ripeto la doppia piega a tre dopo altri 20 minuti. Lascio poi lievitare per altri 20 minuti, per un totale di un'ora.
Copro con un panno e lascio riposare per 15 minuti, poi formo le baguette spianando a rettangolo ogni panetto, ripiegando al centro i due lati lunghi e chiudendo fermamente le due metà. Allungo alla dimensione voluta rotolando con i due palmi delle mani. Metto a ventaglio in un panno infarinato che richiudo
Lascio lievitare per un'ora e mezza, poi effettuo i tagli
Nel frattempo ho portato il forno a 230 ºC con la pietra refrattaria in basso. Inforno le baguette e spruzzo dell'acqua sulle pareti per fare del vapore. Lascio a questa temperatura per 10 minuti, poi calo a 190 ºC per altri 20 minuti. Lascio le baguette in forno spento e con sportello in fessura per altri 10 minuti. Questo il risultato
e questo l'interno di tutte le baguette
Conclusioni L'autolisi, che è un termine gergale per indicare un processo di idrolisi, cioè di idratazione in questo caso di farine, ha diversi effetti anche significativi: producendo uno srotolamento delle proteine non solubili nell'acqua che però ne sentono l'effetto, preparano la formazione del glutine, ottenuto poi più facilmente nella successiva operazione di impasto. Ma la presenza dell'acqua attiva anche una serie di enzimi, che sono sempre proteine, e producono quella che si chiama "maturazione" dell'impasto. Questa maturazione consiste sostanzialmente in una suddivisione delle macromolecole dell'amido in pezzi più piccoli, fino alle molecole di maltosio, ma anche alla riduzione delle proteine in peptidi, catene di pochi amminoacidi, che rende l'impasto più digeribile, indebolendo però la struttura del glutine. |
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